Angolo soffitto della Sala delle Eroine con affreschi nel Palazzo Sansoni Trombetta.

Girl power: le Sette Eroine del passato raffigurate a Pontassieve

Un angolo rosa tra le colline di Firenze! Scopri la Sala delle Eroine del Palazzo Sansoni Trombetta a Pontassieve.

A breve distanza da Firenze, nella sede del Municipio del Borgo di Pontassieve, si cela un tesoro nascosto dedicato all'eroismo femminile: la Sala delle Eroine di Palazzo Sansoni Trombetta. Questo luogo, arricchito dai magnifici affreschi di Ferdinando Folchi, celebra gli atti eroici di donne straordinarie del passato. Rappresenta una delle >cose da vedere vicino Firenze per chi è alla ricerca di esperienze culturali e storiche ricche per immergersi nella storia e nell'arte. Un'attrazione imperdibile per apprezzare il patrimonio e l'empowerment femminile attraverso l'arte.

Sala delle Eroine – Palazzo Sansoni Trombetta

Nella sede del Municipio del Borgo di Pontassieve, situato a Sud di Firenze (30 minuti di macchina dalla città), si nasconde una sala interamente dedicata all’eroismo femminile italiano e non solo. È infatti chiamata Sala delle Eroine la sala del Palazzo Sansoni Trombetta in cui sono raffigurati un ciclo di affreschi di Ferdinando Folchi, pittore fiorentino dell’800, che raffigurano gli atti eroici di sette donne del passato.

I complimenti vanno alla famiglia Trombetta, una famiglia di banchieri dell'Isola di Corfù, che in tempi non sospetti dedicarono un’intera sala del palazzo del potere, della vita economica, religiosa e politica, alle donne. La famiglia si impossessò del palazzo nell’800, subentrando alla famiglia Anforti e imparentandosi con la famiglia livornese dei Sansoni. Ai lati del loro stemma sono raffigurate come donne le figure allegoriche dell’Italia e della Grecia e i simboli che rimandano alla grandezza intellettuale dei due Stati.

Orari di apertura Sala delle Eroine: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato 8.30 - 13-30 martedì e giovedì 8.30 - 13.30 e 15.30 - 17.30

Chi sono le Sette Eroine

1. Stamira: l’eroina dell’assedio di Ancona. L'anconetana che incendiò i veicoli d'assalto nemici dell'arcivescovo Cristiano di Magonza durante l'assedio della città di Ancona è raffigurata come un simbolo femminile, incarnando l'amore per la patria vestito di gentile audacia.

2. Giulia Aldobrandini: il ballo del coraggio. La giovane Giulia, di sedici anni e figlia del giurista e diplomatico Silvestro Aldobrandini, che era stato esiliato dai Medici a Urbino, rifiuta di ballare con l’assassino di Francesco Ferrucci, il famigerato Fabrizio Maramaldo, e lo denuncia pubblicamente come un vile assassino.

3. Caterina Segurana: l’eroina dell’assedio di Nizza. L’affresco narra l'azione coraggiosa di una donna popolana nizzarda che sottrasse dalle mani dell'alfiere nemico la bandiera con il giglio di Francia e successivamente lo trafisse utilizzando lo stesso vessillo. L'episodio si colloca nel contesto della contesa tra Spagna e Francia nel 1543. Con il suo gesto audace la donna del popolo salvò Nizza, assediata dai pirati Barbareschi.

4. Lucrezia Mazzanti: la ragazza di Figline. Decide di lanciarsi dal ponte d'Incisa nel tentativo di sfuggire ai mercenari che stavano assediando la Repubblica fiorentina durante il periodo 1529-30, evitando anche le violenze del brutale capitano. Questo gesto estremo rappresenta un tuffo senza ritorno nelle acque dell'Arno, una scelta di fronte alla violenza e alla minaccia di oltraggio sessuale, preferendo "la morte con onore piuttosto che la vita con vergogna".

5. Alessandra o Belisandra Maraviglia: il fuoco dell’onore. La nobildonna veneziana è ritratta sullo scenario dell’assedio di Nicosia (Cipro) nel 1570 da parte dei Turchi. Fallita la spedizione dei veneziani per liberare Cipro, Belisandra, imbarcata con altre mille schiave verso la capitale Ottomana, per scongiurare la triste e disonorevole sorte che aspettava le donne ciprioti, ovvero di essere schiave sessuali per il resto della loro vita in Anatolia, preferì la morte e la vendetta per il marito, e incendiò tre navi. “Il mare ingoiò i cadaveri mutilati dei turchi e di oltre mille schiave cristiane”.

6. Ghita: la madre-patria. Setaiola fiorentina, vedova e povera, decide di offrire il proprio figlio, ancora sedicenne, affinché venga arruolato tra le guardie della città. In una scelta dolorosa, rispettando gli accordi della Repubblica fiorentina che richiedeva oro o figli maggiorenni in sostegno della causa repubblicana, esorta il figlio a combattere per i suoi ideali e per la libertà, e a fare ritorno con la notizia della liberazione della patria o, in alternativa, a sacrificarsi.

7. Luisa Strozzi: no es no. L’affresco raffigura Luisa Strozzi che ferma le avances inopportune del duca Alessandro De Medici, e per questo viene poi avvelenata. È simbolo della nobiltà fiorentina che contrastò ad oltranza il potere Mediceo, e di tutte le donne che si ribellavano all’abuso di potere.


Credits foto: https://www.comune.pontassieve.fi.it/